mercoledì 14 marzo 2012

La vita di Martin Lutero

“Martin Lutero” è il nome italianizzato del teologo Martin Luther, iniziatore della Riforma Protestante.

 Nel 1497 Lutero frequentò la scuola di latino a Magdeburgo presso i Fratelli della vita comune, un'associazione religiosa d'origine medievale. Per volontà del padre si iscrisse all'università di Erfurt (1501), dove conseguì il titolo di Baccalaureus artium (il primo titolo di studio che si ottiene nelle università pontificie).

Fu nella biblioteca di questa università che Lutero lesse per la prima volta la Bibbia: «Mi piacque moltissimo», disse «e volevo ritenermi abbastanza fortunato da possedere un giorno quel libro».

Il 17 luglio 1505, a ventidue anni, Lutero entrò nel convento agostiniano di Erfurt dove approfondiva gli scritti di San Paolo e Sant'Agostino e fu ordinato sacerdote nel 1507, nonostante la contrarietà del padre, non convinto della sua vocazione.

 Il giovane monaco agostiniano si dedicò agli studi teologici ed alla pratica delle virtù monastiche a cominciare dall'umiltà.

 Nel 1508 Lutero iniziò l'insegnamento della dialettica e della fisica leggendo e commentando l' “Etica Nicomachea” di Aristotele all'università di Wittenberg.

 Proseguì poi i suoi studi di teologia e delle scritture.

 Nel 1510 fu inviato a Roma in rappresentanza del convento agostiniano di Erfurt per questioni interne all'Ordine, dove rimase scandalizzato per tutto quello che aveva constatato nel clero. Si dice che entrando in piazza del Popolo, sia caduto in ginocchio esclamando: «Salve Roma santa, città di martiri, santificata dal sangue che essi vi hanno sparso».

 Il 19 ottobre dell'anno seguente si laureò in teologia. Nel 1513 iniziò le lezioni sui Salmi all'università di Wittenberg. L'anno successivo papa Leone X concesse l'indulgenza plenaria ad ogni fedele che dopo la confessione e la comunione avesse fatto un'offerta per la costruzione della basilica di San Pietro a Roma. 

Nell'anno 1515 Lutero fu nominato, dal capitolo degli Agostiniani, vicario generale dei numerosi conventi del distretto della Misnia e della Turingia, e secondo la consuetudine il vicario generale Staupitz lo invitò ad accompagnarlo in visita a molti di questi importanti monasteri. Nello stesso anno iniziò le lezioni sull'Epistola ai Romani.

 In seguito nel 1517 emanò le 95 tesi contro le indulgenze papali, scatenando la reazione della Chiesa cattolica.

 Tale condanna nei confronti della mondanizzazione del clero ebbe come conseguenza la minaccia di scomunica da parte di papa Leone X de’Medici con la bolla “Exsurge Domine”del 1520 e la scomunica effettiva con la bolla “Decet Romanum Pontificem.

Le notizie relative alla vocazione ed alla morte di Lutero sono contrastanti, ma, pur non potendo assicurare l’attendibilità storica di tali testimonianze, riportiamo, per la curiosità del lettore, alcuni aneddoti.

 1) La tradizione vuole che Lutero, a causa del forte spavento causatogli da un fulmine, abbia fatto voto di prendere l'abito sacerdotale.

Ad ogni modo si trattava certamente di un uomo inquieto, la cui religiosità era fortemente improntata ad una concezione di Dio come giudice terribile e vendicatore. Secondo i critici, quindi, l'ansia e la paura costituirono un importante elemento nelle scelte di Lutero, e forse fecero maturare nella sua mente la scelta improvvisa di entrare nel convento agostiniano di Erfurt.

 2) Vi sono inoltre alcune dicerie su un presunto suicidio di Lutero. Il suo servo personale avrebbe visto Lutero impiccarsi.
 Il dottor de Coster, subito accorso, avrebbe constatato che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato appunto strangolato. Anche l'Oratoriano Th. Bozio, nel suo “De Signis Ecclesiae” del 1592, scrive che apprese da un domestico di Lutero che il suo padrone fu trovato impiccato alle colonne del suo letto.
Tali dicerie sul suo suicidio furono diffuse vent'anni dopo la sua morte. Secondo una pubblicazione vicina all'ortodossia vaticana "molto probabilmente Lutero morì per una sua vecchia malattia di cuore"; malattia della quale però non si hanno altre notizie.

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